Recensione
Anche se il giudizio può sembrare banale, l’ultimo libro di Giampaolo Pansa I tre inverni della paura edito da RCS libri, è semplicemente bello: 560 pagine da leggere “tutte d’un fiato”.
Ho deciso di leggere il libro dopo l’intervista che Pansa ha rilasciato la mensile Tracce e ancor più dopo l’incontro che lo stesso ha tenuto al Meeting di Rimini lo scorso agosto.
Pansa è sicuramente un uomo coraggioso e schietto, non misura, a 73 anni “va giù” senza compromessi, sapendo che un libro come questo, che mette in discussione la bontà della guerra partigiana, può causargli qualche guaio.
Avevo letto Il sangue dei vinti – il primo dei tre libri sulle vicende della Resistenza – un saggio che rivisita la storia partigiana e fa luce sulle tante zone d’ombra della guerra civile combattuta in Italia dopo il 25 aprile. Il testo mi colpì molto perché parlava di una storia che non conoscevo, introvabile nei testi scolastici.
Giornalista e intellettuale di fama, da sempre collocato a sinistra, Pansa per questi suoi libri è stato “linciato mediaticamente” dai suoi “partigiani” che non tollerano una verità diversa da quella propagandata dalla cultura comunista post bellica.
Tipo coriaceo Pansa non si è arreso e ai saggi ha fatto seguire I tre inverni della paura, un romanzo che focalizza l’attenzione sulle vicende accadute tra il 1940 e il 1946. La protagonista è Nora Conforti, una diciottenne di famiglia ricca che si rifugia con il padre in una proprietà di campagna sulle colline tra Reggio Emilia e Parma per sfuggire ai bombardamenti, alle violenze fasciste e a quelle partgiane. Nora è un personaggio affascinante, in cui l’autore proietta sé: ne descrive i sentimenti e ne evidenzia i desideri in modo struggente. Alcune pagine sono commoventi come le sonate per violino e pianoforte di Mozart: brillanti e tristi, spumeggianti eppure velatamente malinconiche.
Il cuore del libro è la vita di Nora e quel pezzo di storia che il destino le ha dato da vivere: i suoi amori, il padre, i suoceri, la tata, il fattore, i mezzadri, Nelson, la guerra civile e l’interminabile dopoguerra. Nora è protagonista perché senza patria, irriducibile alla violenza e all’ingiustizia, contro l’ideologia nera e rossa. Vive il presente.
Mario Elisei