Il libro non è sicuramente una lettura “leggera”, ma presuppone un lavoro personale, di verifica e di paragone con la propria vita.
Si tratta della testimonianza di alcuni dialoghi tenuti da Don Giussani con gli universitari negli anni 1986-1987.
La considerazione di partenza del libro, dipende da “come ci guardiamo”, è centrale: infatti l’autore mette al centro la questione dell’io e del problema umano, che si concretizza nella ricerca di significato e di un nesso con il Destino e il Mistero.
Ciò che fa rivivere e muovere l’io è l’incontro con un Altro, con un Amico che ti fa camminare. E’ una legge della vita, cioè che l’io, avvertendo la fatica e la solitudine, possa trovare la sua rinascita spirituale in un incontro.
La sostanza dell’imbattersi in un incontro ti fa accorgere che si può guardare la realtà a partire dal fatto che c’è e non a partire dai proprio pensieri, cosicché Cristo oggi possa essere “socialmente rilevabile” in un rapporto umano.
Benedetta Grendene