Nella “Goccia” di Chopin tale punto di fuga è dettato da una nota, continuamente ribattuta al pianoforte dalla mano sinistra, per tutta la durata del brano e che, nonostante ciò, comunemente sfugge ad un ascolto più superficiale. Mario ci ha invitato ad andare al di là, o meglio “al di sotto” della linea melodica, che è quella che più facilmente trascina l’orecchio, e ci ha fatto notare i vari livelli che si intrecciano nella sinfonia n°7 di Beethoven, rappresentativi del dramma della vita umana, dove lirico e tragico quotidianamente si intrecciano.

La “perla” dell’incontro è stata indubbiamente l’ascolto della “Divina liturgia di San Giovanni Crisostomo” di Rachmaninov, nel brano “Gospodi pomiluj” (Signore abbi pietà di me). Non ci si fa caso, ma per otto minuti la musica canta le stesse parole:“Signore, abbi pietà di me!”.

Eppure non annoia ma incanta. E le voci del coro sono così tese e vibranti che sembra impossibile che esso non sia sostenuto da alcuno strumento.

Anche chi, per la prima volta si avvicinava a questo tipo di  musica, è rimasto affascinato non solo dai brani ascoltati, ma dal cogliere la propria vicinanza col sentire dei compositori, in questa incessante ricerca di “un di più” nelle cose, che la loro genialità ha saputo esprimere meglio di quanto possiamo noi.